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27 Ottobre 2021La chirurgia refrattiva è spesso necessaria per risolvere problemi comuni alla vista quali la miopia, l’astigmatismo e molti altri. Nel linguaggio comune, parliamo di chirurgia refrattiva come “intervento laser agli occhi”.
Si tratta di una soluzione molto apprezzata ed efficace contro i problemi alla vista e consente di non dover portare lenti e occhiali per tutta la vita. Da molti anni vengono impiegate tecniche di chirurgia refrattiva sui pazienti, i quali notano un miglioramento delle loro condizioni fin da subito.
I metodi di intervento sono sempre più evoluti per ridurre al minimo il fastidio durante l’operazione e abbreviare i tempi di riabilitazione. Ma quando è nata la chirurgia refrattiva? Come si è evoluta negli anni?
Sapere che i metodi di intervento mediante laser agli occhi sono cambiati enormemente nel tempo, potrebbe aiutare molti pazienti a placare le ansie legate all’operazione.
Le origini della Chirurgia Refrattiva
I primi esperimenti di chirurgia refrattiva vengono svolti negli anni sessanta in Germania e in Spagna. Si conoscono già le tecniche di trapianto di cornea e alcuni esperti, tra cui il medico russo Fyodorov, sperimentano il taglio e il rimodellamento della stessa.
Inizialmente, si utilizzavano bisturi diamantati e non laser, in quanto ancora non si era compreso il vantaggio che questo strumento avrebbe potuto offrire. Si trattava quindi di un intervento delicato e doloroso, anche se ampiamente utilizzato fino a qualche anno fa.
Alcuni di questi interventi, che presero i nomi di cheratomileusi ed epi-cheratofachia, andarono a buon fine, anche se risultavano poco prevedibili. Per via dei probabili effetti collaterali, vennero dunque impiegati solo per curare i casi gravi di miopia e presbiopia.
Per vedere la chirurgia refrattiva applicata a casi lievi bisogna attendere quasi gli anni ‘80, quando il già citato Svjatoslav Fëdorov inventò la Radial Keratotomy o Cheratotomia radiale. L’intervento consisteva in una serie di incisioni radiali per appiattire la cornea.
I tagli venivano eseguiti con lame in diamante, rese sempre più precise dagli studi degli esperti. Nonostante questa tecnica desse risultati evidentemente positivi, la cornea risultava sempre molto debole a seguito dell’operazione e destinata a danneggiarsi negli anni successivi.
L’introduzione del laser
Il problema derivava dagli strumenti utilizzati. Stephen Trokel, ricercatore presso la Columbia University di New York, e John Marshall, primario al Moorfields Hospital di Londra, cominciarono a sperimentare l’uso del laser durante la Cheratotomia radiale.
Il Laser era a eccimeri, un termine che deriva da Excited dimer, e indica il campo elettrico che si forma nel laser stesso dall’eccitazione di un dimero tra i due gas argon e fluoro. Questa reazione chimica genera particelle di energia (fotoni) a una lunghezza d’onda di 193 nanometri, rompendo i legami molecolari che uniscono le cellule corneali e asportandole a velocità elevata (fotoablasione).
A differenza del bisturi diamantato, il laser non taglia e non brucia, ma vaporizza. La nuova tecnica prese il nome di PRK e si evolse per tutti gli anni ‘80, fino a diventare una prassi giornaliera negli ospedali di Europa e Stati Uniti. Un nome particolarmente noto in questo campo è quello di Mac Donald, primario a New Orleans.
Gli effetti collaterali furono ridotti drasticamente, mentre i tassi di successo delle operazioni aumentarono. Dal 1990 furono introdotti gli interventi intrastromali LASIK con microcheratomo, ideali per curare le miopie. Oggi si tratta della tecnica più utilizzata.
Questo trattamento può essere effettuato sulla superficie della cornea (chirurgia refrattiva di superficie), all’interno dello spessore corneale (chirurgia refrattiva intrastromale) o all’interno dell’occhio (chirurgia refrattiva intraoculare).
La medicina ha fatto passi da gigante negli ultimi decenni e oggi i pazienti possono riprendere a vedere nitidamente in soli 15 minuti di operazione e senza dolore.
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Approfondimenti:
https://www.my-personaltrainer.it/salute-benessere/chirurgia-refrattiva.html